E la scuola migliore vincerà 100.000 euro. Ma dove?!? Ma su quale canale?!? Ma sono buoni premio o soldi?!? Suvvia, ammettete di non saperne nulla. Eppure la cosa funziona così. Il ministero della Pubblica istruzione (non Italia1) ha varato il progetto Valutazione Qualità Scuole che marcia pressapoco come un concorso a premi. Sento già montare il moto di disapprovazione, il conato di disgusto all'idea di monetizzare il merito in classe, con dei bambini poi, e che ne facciamo dei disabili, degli stranieri, dei dislessici-disortografici-discalculici? Vado comunque avanti a spiegare il meccanismo, magari riesco a convincervi. Insomma, la scuola si iscrive, gli alunni si sottopongono alle prove Invalsi e un gruppo di osservatori esterni mantiene l'istituto monitorato per tre anni, controlla i miglioramenti, soppesa il raggiungimento degli obiettivi formativi. Trentamila euro arriveranno alla scuola subito, a giugno, con i risultati degli Invalsi. Il resto della somma alla fine dei tre anni di sperimentazione. Il progetto all'inizio doveva essere esteso su tutto il territorio, alla fine è stato confinato a due province , Pisa e Siracusa. E poche le scuole che hanno aderito al progetto: una decina a Pisa, meglio è andata a Siracusa (una quarantina). Ho omesso di chiarire che il premio non andrà all'istituto in quanto "struttura" ma alle persone che ci lavorano. Denaro che non è destinato a ritinteggiare la palestra o comprare i computer, ma per premiare economicamente preside, insegnanti e collaboratori. Soldi al merito, fuori dall'anzianità di servizio. Cosa c'è allora che non ha funzionato? Su Education 2.0 Daniele Checchi, preside della Facoltà di Scienze politiche all'Università di Milano ed esperto di problematiche relative alla valutazione, ritiene che l'errore della Gelmini sia stato calare il progetto dall'alto. "Il problema – spiega Checchi – mi sembra di non aver adeguatamente coinvolto le rappresentanze dei docenti nel disegno sulla sperimentazione". Checchi propone un sistema di valutazione degli insegnanti come gruppo, in cui "il gruppo stesso possa ridistribuirsi meriti o demeriti al proprio interno, con modalità che i docenti scelgano liberamente". Premiare il singolo insegnante potrebbe creare un "effetto boomerang, rompendo il clima di cooperazione esistente nel gruppo". Meglio, decisamente, privilegiare il team. E allora perchè mai i docenti di Pisa hanno comunque bocciato la sperimentazione?
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